PERCHE' QUESTO BLOG

Dopo una conversazione su le recenti notizie che invadono la nostra tv, i nostri giornali, e tutto ciò che e informazione, dopo aver riflettuto su ciò che ci circonda abbiamo deciso di creare questo blog.
Vogliamo discutere la cruda realtà e orrore viene trasformato in un format per fare lotta di ascolti, dove qualcosa di futile prende il sopravvento su ciò che e davvero importante… dove le priorità sono diventate apparire e non essere.. dove tutto ciò che ci crolla intornoa noi non ci appartiene e lasciamo che vada a valle senza un percorso preciso… dove la maggior parte delle persone ha come obiettivo apparire in qualsiasi situazione.
Tutto ciò nasce per discutere e vedere anche altri punti di vista.. altre opinioni.. nel massimo del rispetto per i pensieri altrui e con la massima libertà di espressione.


by Noemi Cortese

domenica 20 novembre 2011

TECNICHE DI COLPO DI STATO


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In Italia il colpo di Stato è una costante. Può sembrare strano in un Paese che non ha mai avuto una Rivoluzione. Lo stesso fascismo fu solo una marcia da operetta su Roma, di rivoluzionario non ha avuto nulla. Nel dopoguerra si sono alternati colpi di Stato, colpetti di Stato, controcolpi di Stato nell'ignoranza degli italiani. In un libro pubblicato nel 1931, "Tecnica del colpo di Stato", il giornalista e scrittore Curzio Malaparte, allora direttore de La Stampa, spiegò le diverse modalità dei golpe, da Lenin a Mussolini e anticipò quello di Hitler. Il libro fu proibito in molte nazioni, tra cui Italia e Germania. Malaparte illustrò le tecniche golpiste con lo scopo di mettere in grado i governi e i cittadini di potersi difendere, di prendere misure appropriate. Per Malaparte "l'arte di difendere uno Stato è governata dagli stessi principii che regolano l'arte di conquistarlo". Il golpe Borghese del 1970, l'isolamento improvviso delle comunicazioni di Palazzo Chigi nel 1993, presidente appena insediato Carlo Azeglio Ciampi, il sequestro e la morte di Aldo Moro, che in precedenza era sfuggito a due probabili attentati, il primo dopo piazza Fontana e il secondo sul treno Italicus, nel quale non salì all'ultimo momento per delle carte da firmare portate da un funzionario, sono solo alcuni esempi della situazione di colpo di Stato permanente in cui vive l'Italia. Scrisse Malaparte "L'opinione pubblica di quei paesi, nei quali è liberale e democratica, ha torto di non preoccuparsi dell'eventualità di un colpo di Stato". I colpi di Stato ci scivolano addosso, neppure ce ne accorgiamo. Gelli, la P2 e i poteri che l'hanno sostenuta, italiani e stranieri, hanno applicato alla lettera il loro programma, il Piano di Rinascita Democratica per un ventennio. Berlusconi ne è stato l'ultimo terminale. Gelli disse "Con la P2 avevamo l'Italia in mano. Con noi c'era l'Esercito, la Guardia di Finanza, la Polizia, tutte nettamente comandate da appartenenti alla Loggia". Diversi poteri possono concorrere a un colpo di Stato, come le mafie. Per il giudice Antonio Ingroia, la Seconda Repubblica: "affonda i suoi pilastri nel sangue". Il colpo di Stato è la negazione della democrazia. Il colpo di Stato che non si conosce, quello in cui il cittadino esulta per un cambiamento che lo spossessa di ogni partecipazione pubblica, è il colpo di Stato perfetto. Sempre Malaparte "Il problema della conquista e della difesa dello Stato moderno, non è un problema politico, ma tecnico". Siamo andati oltre, ora i tecnici sono al potere. Monti potrà essere un onest'uomo, ma il suo governo è un colpo di Stato, l'ultimo dei tanti in questo Paese narcotizzato. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

lunedì 4 aprile 2011

Gli incidenti nucleari in Francia - Charlotte Mijon

Il Blog ha intervistato Charlotte Mijeon dell'associazione francese "Sortir du nuclear", una federazione di 875 gruppi francesi anti nuclearisti a cui sono associate più di 35.000 persone. E' in Francia che si vince o si perde contro il nucleare. Francia senza nucleare equivale a Europa senza nucleare. Il meccanismo adottato in Francia per convincere i cittadini della ineluttabilità del nucleare è lo stesso adottato di recente in Italia: balle su balle raccontate da venduti e soldi su soldi per la pubblicità e per foraggiare i giornali. Fukushima sta facendo impallidire Chernobyl, non si possono seppellire i morti, il raggio di suolo radioattivo si sta estendendo lentamente verso Tokyo e le falde sotto i reattori registrano livelli di radioattività "abnormi", come ha dichiarato la stessa Tepco, un tasso di iodio radioattivo ben 4.385 volte superiore al limite legale è stato rilevato in mare. Di fronte a questo immane disastro, le cui conseguenze non sono ancora comprensibili, i giornali italiani, finanziati dalle nostre tasse, tacciono e inseriscono Fukushima dopo la ventesima pagina.
Ps: Le "Facce da nucleare" dell'opposizione che si sono assentate alla votazione per l'accorpamento del referendum con le elezioni amministrative sono: Capano, Cimadoro, Ciriello, D'Antona, Farina, Fassino, Fedi, Gozi, Madia, Mastromauro, Porcino, Samperi.
- Scarica il volantino delle "Facce da nucleare" e diffondilo
- Partecipa a "Spegni il nucleare" con il referendum su FB.

Intervista a Charlotte Mijeon di "Sortir du nuclear"

Blog: Dall’Italia, sembra che tutti i francesi siano a favore dell’energia nucleare. E’ corretto?
Charlotte Mijeon: No, non lo è. Io direi che la maggior parte della popolazione francese è critica riguardo l’energia nucleare. E lo è ancora di più dall’incidente di Fukushima. E ci sono poche, pochissime persone che stanno supportando l’energia nucleare. Ciò che dà l’impressione che la gente sia a favore dell’energia nucleare è il fatto che esiste una forte lobby, con una fortissima propaganda, con l’obiettivo di finanziare grandi pubblicità che passano su tutte le TV e dovunque. E anche la gente ha subito un tale lavaggio del cervello che gli è venuta l’dea che, sì, l’energia nucleare non è molto buona, ma cosa possiamo fare? E il problema è che molte persone non sanno che esistono alternative.

Incidenti nucleari in Francia (espandi | comprimi)
Blog: Ci sono stati incidenti in Francia negli impianti nucleari?
CM: Niente della grandezza di Fukushima, questo è sicuro. C’è stato qualche evento significativo. In particolare tre anni fa alla centrale nucleare di Tricastin, dove 75 litri di acqua contaminata finirono in un fiume. Fu una grossa contaminazione. Gli episodi o gli incidenti alle centrali nucleari non sono molto ben conosciuti.

Il Niger contaminato (espandi | comprimi)
Blog: Riguardo alla contaminazione in Niger, dovuta all’estrazione dell’uranio da parte della Francia. Puoi dirci qualcosa su questo?
CM: La Francia estrae uranio in Nigerdagli anni '60. Tu vieni in un Paese, inquini qualsiasi cosa, prendi le risorse, non lasci nulla, senza dire niente alla popolazione. Lasci solo l’inquinamento. Ci sono due grandi miniere in Niger,

domenica 12 dicembre 2010

DOVE C'E' BARILLA C'E' ............ AMIANTO

Dove c’è Barilla c’è…. amianto!

di Helene Benedetti

pubblicato dalla testata giornalistica Reportonline

E’ più facile e veloce bonificare uno stabilimento di 9,58 ettari pieno di amianto o tappare la bocca ad un giornalista scomodo corrompendo Aruba per fargli chiudere il sito?

Per la Barilla evidentemente la seconda ipotesi è stata più conveniente. Forse pensavano che tappando la bocca ad un giornalista non ci sarebbe mai stata una cassa di risonanza… e qui si sbagliavano di grosso perché adesso metteremo in moto la macchina del fango.

La nota holding Barilla, produttrice di deliziose merendine, pasta, fette biscottate, snack, pani morbidi, sfoglie e merende varie, ha uno stabilimento a San Nicola di Melfi, in Basilicata. Lo stabilimento è pieno di amianto, ha il tetto fatto di eternit nonostante la legge 257 del 27 marzo 1992 che obbliga alla bonifica.

Con tutti i soldi che ha la Barilla, invece di bonificare lo stabilimento, preferisce pagare costose pubblicità che presentano le merendine più “sane” e belle d’Italia.

Il problema dell’eternit è che a lungo andare, si sfibra dando origine a piccolissime scaglie invisibili all’occhio umano. I frammenti volatili, possono, una volta respirati, provocare tumori alle vie respiratorie anche a distanza di anni. In questo stabilimento lavorano oltre 500 persone per un totale di 65 mila tonnellate annue di prodotto alimentare smistato nel nostro Belpaese.

Buone le Nastrine vero? Quello è l’unico stabilimento che le produce, quindi se avete mangiato le Nastrine in vita vostra, sappiate che provenivano da uno stabilimento con tetto in eternit e con moltissime probabilità, il tetto vecchio del 1987, sta già facendo svolazzare le piccolissime scaglie di amianto.

Queste non sono mie inchieste, sono inchieste del giornalista Gianni Lannes, un giornalista con la schiena dritta che lavorava per La Stampa. Il suo lavoro è stato bloccato da mazzette e intimidazioni, quindi ha deciso di continuare aprendo un sito tutto suo, un sito libero dove pubblicare le sue inchieste: http://www.italiaterranostra.it/


Mi sono occupata spesso di divulgare i contenuti del sito di Lannes, perché provo una grande stima per il suo lavoro, perché ci conosciamo un pochettino e perché ci siamo sentiti spesso per motivi di “divulgazione”…

Negli ultimi tempi ho trovato il suo sito “spento”, pensavo che forse lo stavano spostando, o stavano facendo modifiche. Ho aspettato, forse troppo. Questa mattina mi sono decisa a prendere il telefono e a chiamarlo; una persona sotto scorta non può sparire per tutto questo tempo, e con amara sorpresa, ho saputo che il sito è stato rimosso illegalmente. Qui sotto le parole di Gianni Lannes:

“La Barilla dei noti fratelli delega il professor avvocato Vincenzo Mariconda con studio a Milano per il lavoro sporco. Invece di rimuovere l’amianto fuorilegge (legge 257/1992) che imbottisce lo stabilimento di merendine e biscotti a San Nicola di Melfi in Lucania, tentano illegalmente di far cancellare il sito del giornale online ITALIA TERRA NOSTRA. Invece di denunciare alla magistratura per l’eventuale reato di diffamazione a mezzo stampa, tutto da dimostrare o citarci in giudizio in sede civile per un risarcimento danni, chiedono ad Aruba di oscurarci. Questa è la democrazia di chi è socio degli Anda-Buhrle (dall’anno 1979), noti soggetti trafficanti a livello internazionale di armi e ordigni. Se si tiene ad una voce libera è il momento di agire nel solco della legalità per rivendicare concretamente il diritto alla libertà di espressione. Tra l’altro sul caso sono state presentate diverse interrogazioni ancora senza risposta dal governo Berlusconi. BOICOTTIAMO LA BARILLA. SOS: pubblicate sul web e diffondete le inchieste di ITN sull’amianto alla Barilla di San Nicola di Melfi.”

Intanto quest’articolo girerà il web in lungo e in largo, mi occuperò personalmente con tutte le mie forze di divulgarlo quanto più riuscirò tramite amici, blogger, resistenti, Agende Rosse, siti e testate giornalistiche. Non è una minaccia, è un avviso. Consiglio alla Barilla di bonificare al più presto perché Gianni Lannes non è solo, e nemmeno io sono sola. La rete fa rete, e sulla Barilla c’è ancora talmente tanto da dire che l’unico modo per tappare le bocche è quello di mettersi in regola!

Buona colazione a tutti.

giovedì 4 novembre 2010

DESTRA E SINISTRA, QUA LA MANO, COMPLIMENTI



El Pais: "Il decennio perso dell'Italia"

Dal 2000 al 2010 è crescita zero, peggio di noi solo Haiti

di Italia Futura , pubblicato il 29 ottobre 2010
immagine documento Il dato che viene fuori dal dossier di El Pais è chiaro: l'Italia è il fanalino di coda delle economie mondiali negli ultimi dieci anni. Su 180 paesi siamo al 179 posto, prima di Haiti, l'unica nazione in classifica ad essere "decresciuta" nel XXI° secolo.

Un decennio difficile per tutti le economie già sviluppate, ma il titolo dell'analisi del quotidiano spagnolo è eloquente: "Il decennio perso di Italia e Portogallo". Da notare che proprio il Portogallo fa comunque molto meglio di noi, con un dato di crescita decennale di 6,47% contro il nostro 2,43%.

Quella italiana è ancora la settima economia mondiale in termini di PIL, ma per quanto tempo ancora se non cresce? "Crescita zero, disoccupazione, conti pubblici in pessimo stato, e conseguente perdita di competitività", questo il ciclo descritto dal quotidiano, che fotografa la nostra situazione. "Gli economisti - prosegue El Pais - avvertono: se non si adotteranno le giuste misure per uscire dalla crisi, questo quadro economico bloccato potrebbe diventare la norma".

Dove eravate? Fini e Bersani, De Benedetti e Tronchetti, D'Alema e Prodi, Berlusconi e Geronzi, Tremorti e Visco, Bossi e Casini, Marcegaglia e Benetton mentre l'Italia veniva depredata giorno dopo giorno della sua ricchezza e del suo futuro? E di quanto è cresciuto negli ultimi dieci anni il vostro patrimonio personale? Voi che ci spiegate l'economia sui giornali e televisioni? Mentre voi e i vostri compari avete vissuto dieci anni alla grande, alle spalle del Paese, l'Italia è sprofondata. La crescita ha subito un infarto. Dal 2000, da una ricerca del quotidiano El Pais, su 180 nazioni solo Haiti ha fatto peggio dell'Italia. Tutto il mondo si è sviluppato più di noi tranne Haiti, uno dei Paesi più poveri, devastato da un terremoto apocalittico.
Dal 2000 al 2010 si sono alternati nei governi di sinistra o di destra, alla guida della Confindustria e del sistema bancario, tutti i responsabili del nostro declino che è ormai irreversibile per almeno una generazione. Siamo i peggiori del pianeta, non solo del Burkina Faso, 44°, o del Montenegro, 115°. Tutti hanno fatto meglio, senza distinzione, tranne un'isola caraibica. E' arrivato il momento di decretare il fallimento di una classe dirigente, la peggiore degli ultimi 150 anni, senza fare alcuna distinzione, senza fare prigionieri. La collusione, più ancora della corruzione, è stato il male oscuro che ha infettato il corpo del Paese. I migliori si sono adeguati con ricche buonuscite o ruoli onorifici di prestigio, i peggiori hanno divorato l'economia di comune accordo, dalla svendita di Telecom, al disastro Alitalia, alle esequie di Italtel e Olivetti.
Un debito pubblico sempre più forte bussa alle nostre porte con centinaia di miliardi di euro da collocare all'inizio del 2011 pena il default. Non si tratta di essere allarmisti, ma realisti, di guardare la realtà in faccia. Il debito arriverà a 1900 miliardi entro pochi mesi. Il debito però non può crescere per sempre. Ci sarà, è inevitabile, un punto di non ritorno. Il debito cresce mentre l'economia è ferma da un'eternità. Le malate d'Europa, i cosiddetti PIGS, si sono sviluppate in questi dieci anni più di noi. L'Irlanda è al 131° posto, la Grecia al 132° e il Portogallo, 178°, un solo posto prima di noi e da tempo di fronte al baratro.

Portogallo e Irlanda stanno seguendo la stessa traiettoria della Grecia, per collocare i loro titoli devono pagare interessi sempre maggiori per giustificare il rischio di investimento. L'Italia però è ottimista, pur con la peggior crescita del mondo e il debito pubblico più grande d'Europa, nega, nega sempre. E sarà così fino alla fine. Mistero di Tremorti. Alla catastrofe con ottimismo.

mercoledì 3 novembre 2010

PERCHE' NON SI SENTONO QUESTE INFORMAZIONI IN ITALIA

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Per Mahmoud Ahmadinejad, gli statunitensi e gli iraniani dovrebbero unirsi contro il sistema di dominio globale incarnato da Washington, Londra e Tel Aviv.

I presidenti di Iran e Stati Uniti sono impegnati in un insolito duello verbale che è stato raccontato in modo frammentato e distorto dai media occidentali. Mahmoud Ahmadinejad ha parlato il pomeriggio del 23 Settembre 2010 alla tribuna dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite [1]. Barack Obama gli ha risposto la mattina successiva, al microfono della BBC TV in lingua persiana [2]. Questi due interventi costituiscono un insieme che illustra il cambiamento di strategia di entrambi i lati. Non si tratta più di atteggiarsi a paladini dei due campi opposti, di due visioni del mondo, di confrontarsi, ma di appellare le rispettive popolazioni alla rivoluzione.

Un anno fa, Washington sperava di rovesciare il governo di Ahmadinejad manipolando le folle in una ennesima edizione delle pretese rivoluzioni colorate [3]. L’operazione, condotta durante le elezioni presidenziali del 2009, fallì. Tuttavia, ha contribuito a creare nell’immaginario occidentale, la rappresentazione fantasmagorica che in Iran ci sarebbe una dittatura. Nel Paese, ha avuto l’effetto opposto a quello voluto. Gli elettori dell’opposizione si sono rivelati nettamente sorpresi e indignati per la malafede del loro candidato e della sua volontà di prendere il potere dalla strada, non avendolo ottenuto attraverso le urne. Quanto al vincitore delle elezioni, ha perso il suo gusto per il compromesso e ha deciso di rilanciare la rivoluzione islamica nella sua radicalità. Il divario tra le classi popolari e l’alta borghesia mercantile si è allargato. La CIA e la NED pianificano nuove azioni, ma non si tratta più, nell’immediato, di abbattere il regime, ma solo di destabilizzarlo, per indebolirlo a livello internazionale.

Da parte sua, Teheran non ha mai pianificato di aggredire gli Stati Uniti. Per anni, sono stati considerati come un blocco, una potenza coloniale alleata e successiva all’impero britannico, un grande Satana che protegge i crimini israeliani. Oggi, l’amministrazione Ahmadinejad ha stretto legami con intellettuali e artisti dissidenti. A suo parere, gli statunitensi sono persone di buona volontà che stanno lentamente prendendo coscienza di essere governati da tiranni. Alla fine, sono prevedibili delle rivolte che assumano una forma rivoluzionaria o secessionista. La rivoluzione islamica deve allearsi con i dissidenti di oggi, per combattere con loro il sistema dominante.

È qui che il discorso di Mahmoud Ahmadinejad interviene. In primo luogo, viene contestata la teoria dello scontro di civiltà, avanzata da Bernard Lewis e popolarizzata da Samuel Huntington [4]. Per questi pensatori, lo scontro è inevitabile. Gli occidentali non hanno altra scelta che prepararsi militarmente ad uccidere, piuttosto che essere uccisi. Per il presidente iraniano, questo è assurdo. Nel momento della globalizzazione, lo sviluppo degli scambi commerciali e culturali permette ai popoli di scoprirsi e apprezzarsi a vicenda. Quanto a ebrei, cristiani e musulmani, la loro comune fede in Dio deve indurre a stabilire relazioni armoniose.

Tuttavia, per Ahmadinejad, se lo scontro di civiltà è l’ideologia artificialmente promossa dal movimento sionista per dividere e dominare il mondo, vi è un conflitto che attraversa l’umanità: quella tra i valori materiali del capitalismo e della società dei consumi con i valori spirituali della Rivoluzione come la giustizia e l’eroismo. Detto questo, il nemico non è l’Occidente, ma il materialismo di cui gli occidentali sono portatori e che contamina il resto del mondo.

L’attuale sistema di dominio è una continuazione della schiavitù, del colonialismo e dell’imperialismo. É attuato da un gruppo transnazionale basato principalmente nel Regno Unito, Stati Uniti e Israele, per raggiungere i suoi fini. Data la superiorità militare di questi stati, rispetto a tutti gli altri stati del mondo messi insieme, sarebbe illusorio sperare di sconfiggerli con le armi. Ma sapendo che utilizzano gli inglesi, gli statunitensi e gli israeliani, spesso a loro danno, è possibile allearsi con loro contro questo sistema di dominio. Proprio come Marx prevedeva di unire i proletari di tutti i paesi contro lo sfruttamento capitalista, Ahmadinejad crede che possa unire gli oppressi contro il sionismo. In questa prospettiva, dovrebbero essere intrapresi degli sforzi per mostrare agli statunitensi che anche loro sono vittime di un sistema che credono erroneamente benefico.

Rivolgendosi all’Assemblea Generale, il Presidente Ahmadinejad ha chiesto l’istituzione di una commissione internazionale d’inchiesta sugli attentati dell’11 settembre.
Per gli Stati membri dell’ONU, ha sviluppato l’argomento della competenza. La risposta che è stata data unilateralmente dagli Stati Uniti a questi attacchi, ha messo la regione del Medio Oriente a ferro e fuoco senza risolvere il problema del terrorismo. Per essere efficace, avrebbe dovuto, nove anni fa, creare questa commissione d’inchiesta, analizzarne i risultati in seno all’ONU e definire la strategia internazionale contro il terrorismo. Non è mai troppo tardi per fre del bene, le Nazioni Unite devono riprendere le loro prerogative per sconfiggere il terrorismo e raggiungere la pace.

Per il pubblico statunitense, Ahmadinejad, sulla base di una recente indagine, ha sollevato le tre ipotesi più frequentemente citate. Primo, gli attacchi sono opera di un potente gruppo straniero; secondo, essi sono stati diretti da un gruppo straniero, ma hanno beneficiato della complicità passiva di elementi interni; terzo, essi sono nati da elementi interni.
Contrariamente al discorso dominante, egli non ha menzionato il fatto che Osama Bin Ladin si è presentato come musulmano, ma il fatto che lui e la sua famiglia hanno avuto affari in comune con Bush. Delle informazioni che ho divulgato nell’ottobre 2001, sul principale settimanale politico ispanofono del Nord America, Proceso ed era stato più volte ripreso da parte della deputata al Congresso USA, Cynthia McKiney.
Questa presentazione si propone di ridefinire il dibattito: il problema non è lo scontro tra Islam e Occidente, ma il dominio del mondo da parte di una cabala comprendente Bush e Osama Bin Ladin.

Durante la presentazione, l’Ambasciatore degli Stati Uniti si è alzato ed ha lasciato l’Assemblea Generale. Su sua richiesta, o su suo ordine, gli ambasciatori di diversi paesi alleati hanno fatto lo stesso.

La macchina di propaganda al solito ha cercato di distorcere e ridurre al minimo le osservazioni di Mahmoud Ahmadinejad. I media occidentali hanno cercato di far credere che il presidente iraniano aveva insultato le vittime dell’11 settembre, a New York stesso, sostenendo che gli statunitensi non sono le vittime ma i colpevoli. Basta fare riferimento al testo del discorso per controllare la manipolazione. Tuttavia, in questo documento, Ahmadinejad ha espresso il suo cordoglio per le vittime. E li pone allo stesso livello di centinaia di migliaia di morti, feriti e sfollati dalla guerra al terrorismo. Si applica a considerare che le sofferenze degli uni sono pari alla sofferenza degli altri. Ciò equivale a dire che, ancora una volta, lo scontro di civiltà è una illusione e che siamo tutti vittime dello stesso sistema.

Il Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, che è stato convocato in emergenza, ha deciso che Barack Obama si sarebbe rivolto al più presto agli iraniani, chiamandoli all’insurrezione per dissuadere Teheran dal perseguire la sua offensiva.

Una intervista è stata realizzata attraverso il canale televisivo in Persiano della BBC, che ha un pubblico più vasto, in Iran, che non le reti in persiano degli Stati Uniti. Tecnicamente, questo compito spetta al consigliere aggiunto della National Security responsabile per le comunicazioni strategiche, Ben Rhodes. Si scopre che Rhodes è la persona che ha redatto il rapporto della Commissione presidenziale Kean-Hamilton sull’11 settembre. Come tale, è lui che ha inciso nella pietra la teoria del complotto islamista, con i suoi 19 attentatori suicidi e il suo bin Ladin sardonico, nascosto in una grotta in Afghanistan.
Il presidente Obama viene intervistato da Kalbasi Bahman, un giornalista iraniano che ha dichiarato di aver abbandonato il suo paese nel 2001 per sfuggire alla dittatura, ma che è stato comunque in grado di ritornarvi liberamente per girare documentari.

All’inizio Kabalsi ha chiesto a Obama di commentare le proposte del suo omologo iraniano sull’11 settembre. Rispose: "E’ stato scioccante. E’ stato odioso. E che ha fatto queste dichiarazioni qui a Manhattan, a nord di Ground Zero, dove le famiglie hanno perduto i loro cari... persone di tutte le religioni, di tutte le origini, vedono questi attacchi come la tragedia essenziale di questa generazione. Per lui, che ha fatto tali dichiarazioni è stato imperdonabile."

Gli iraniani avranno ben da rileggere il discorso di Ahmadinejad, non troveranno nulla di offensivo o di odioso. Nessuna provocazione, solo domande legittime. Indipendentemente da ciò, Obama ha proseguito creando una distinzione tra la reazione emotiva degli iraniani all’indomani dell’11 settembre, causato come in tutto il mondo dalla compassione per le vittime, da quello del "regime".

Nel resto dell’intervista, spiega che la politica dell’amministrazione di Ahmadinejad è in un vicolo cieco. Secondo lui, non può portare dei frutti, e che suscita quelle sanzioni che gli iraniani stanno subendo, e di cui ne subiranno le dure conseguenze nella loro vita quotidiana. Sviluppa questa logica in diversi settori e conclude sulla questione palestinese. Ha assicurato, di nuovo, che il radicalismo non sta andando da nessuna parte, e che la pace passa attraverso un compromesso con Israele.

Questa intervista è un avvertimento velato verso Teheran: non vi azzardate a suscitare moti tra la popolazione degli Stati Uniti o lo faremo anche da voi. Basandosi sull’idea che gli iraniani rinnegano una politica per la quale pagano un prezzo pesante, senza ottenere ancora nulla in cambio. Annuncia una nuova operazione di destabilizzazione, in occasione delle riforme economiche. Per evitare il soffocamento, l’Iran sottoposto ad un embargo delle Nazioni Unite e agli embarghi unilaterali, deve abbandonare le sovvenzioni dei prezzi e aprire il suo mercato interno. Questo adattamento brutale non mancherà di creare degli scontenti. Washington intende unirli contro il governo, intorno a Mir Hossein Mousavi.

Tuttavia, questo progetto deve superare diversi ostacoli. In primo luogo, gli scontenti della riforma economica possono dubitare della capacità di Mousavi a rappresentarli. Egli aveva, infatti, difeso il principio di un’economia liberale, in stile Stati Uniti, durante la sua campagna. Pare, quindi, inadatto a opporsi in modo credibile alla liberalizzare del mercato interno. In secondo luogo, l’argomento del prezzo troppo pesante della politica radicale è improbabile che attecchisca in Iran, uno stato rivoluzionario, dove da 32 anni si coltiva l’eroismo. Può anche sembrare offensivo per molti.

Infine, la scelta di dare questa intervista alla BBC in Persiano è imbarazzante. Invitato da Talebzadeh in Segreti, la principale trasmissione politica del paese, in occasione della commemorazione dell’11 settembre, ho sottolineato la necessità di una commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite e avevo discusso della partecipazione della BBC nel complotto dell’11 settembre. Ricordando che quel giorno la Torre 7 del World Trade Center, chiamata la Torre dei Salomon Brothers, crollò nel pomeriggio, senza essere stata colpito da un aereo. Per evitare che questo evento portasse le persone a porsi maggiori domande sul crollo delle Twin Towers, i cospiratori avevano imposto una spiegazione immediata. Nel crollo, le Twin Towers avrebbero scosso la terra e indebolito le fondamenta della 7. Per assicurare che questa versione venisse ripresa, i complottatori la diffusero attraverso la BBC, prima dello stesso crollo della Torre 7.

In questo video vediamo il reporter della BBC commentare il crollo, mentre vediamo alle sue spalle un edificio intatto, che non crollerà che 12 minuti dopo. L’emittente pubblica britannica ha condotto una disinformazione mirata. Si noti incidentalmente, che questo implica una responsabilità del Regno Unito, in quanto stato, nella creazione del mito.

In sintesi, il presidente della Repubblica islamica dell’Iran ha detto al mondo in generale, e agli statunitensi in particolare, che i morti dell’11 settembre non sono vittime dell’Islam. Voleva una commissione d’inchiesta internazionale, i cui risultati siano suscettibili di dimostrare che i morti degli Usa, come anche i morti in Medio Oriente, sono vittime del sistema di dominio mondiale. Da parte sua, il presidente degli Stati Uniti ha affrontato gli iraniani su una rete i cui leader hanno partecipato alla disinformazione sull’11 settembre, suggerendo che non si facciano domande su questi attacchi, altrimenti avrebbero sopportato nuove sanzioni.

In definitiva, la vivacità della reazione di Washington rivela la sua debolezza. Se si è scelto di far salire sul pulpito urgentemente Obama, era perché c’era un pericolo. Il 74% degli statunitensi crede che elementi dell’amministrazione abbiano perpetrato, o lasciato fare, l’11 settembre. Eppure non si ribellano contro le autorità che sono responsabili della morte di quasi 3.000 loro concittadini. È che, fino ad oggi, credono che dei fanatici della sicurezza nazionale possono compiere dei crimini contro il popolo, quando lo immaginano utile alla grandezza del paese. Tuttavia, ciò che suggerisce il presidente Mahmoud Ahmadinejad è il contrario, che i cospiratori agivano nell’interesse di un gruppo transnazionale, a scapito degli interessi degli statunitensi, che sono considerati solo come carne da cannone, destinati a morire sui campi di battaglia della regione del Medio Oriente. Questa idea minaccia il sistema di dominaio del mondo, poiché potrebbe risvegliare la coscienza del popolo statunitense, e spingerlo alla rivolta.